Riportiamo alcune bellissime testimonianze del campo estivo tenutosi lo scorso luglio a Moena, in Val di Fassa.
“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”
Esiste una vecchia canzone di Bruno Lauzi che attribuisce alla tartaruga un’origine tutta particolare. Essa inizialmente sarebbe stata un animale velocissimo. Poi arrivò un incidente, qualche dente rotto, e da allora fu costretta a rallentare. Ma fu proprio questo cambio di velocità a renderla davvero felice, dandole la possibilità di vedere grandezze e meraviglie che, quando andava di corsa, non notava nemmeno.
Quella canzoncina oggi ormai sconosciuta è diventata l’accompagnamento dei giovani presenti a Moena con il Vescovo Erio e la pastorale giovanile di Modena, dal 21 al 27 luglio. Non più le corse in auto della vita di città ma le camminate in montagna, immersi nei paesaggi meravigliosi delle Dolomiti. Una settimana di pausa e riflessione, di cammino comunitario e di ascolto. Il tema centrale era infatti la chiamata di Dio, la vocazione alla vita, alla fede e ai ministeri della Chiesa. Si tratta di un sentiero difficile da percorrere, con pendenze ampie e indicazioni non sempre molto chiare. Ma è il sentiero del prossimo sinodo dei vescovi, intitolato appunto “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
E la metafora forse più azzeccata è quella del viaggio, diverso da una fuga o da una corsa: «la prima – per usare le parole del Vescovo – ha come riferimento la partenza, la seconda è incentrata sull’arrivo». La parola viaggio associata alla vocazione indica invece un percorso che non si ferma, che continua in qualche modo per tutta la vita. Non è uno star fermi, ma un camminare sulle strade di Dio. «Su ognuno di noi – ha spiegato don Erio – c’è un sogno di Dio, ma si tratta di uno schizzo non di una predestinazione. La vocazione è, allo stesso tempo, invenzione e scoperta. Lui ci dà alcune indicazioni, ma poi è importantissimo che si attivi la nostra libertà. Quasi mai ci sono segni straordinari, ma possiamo individuare alcuni segnali che, inseriti in un cammino comunitario, nella preghiera e nella direzione spirituale, possono dare indicazioni molto utili». Tra i segnali più importanti ci sono gli avvenimenti della nostra vita, le persone che incontriamo e ci colpiscono, le nostre personali attitudini e i nostri desideri. «E tutto questo deve passare attraverso il fattore tempo. Ci vuole tempo per distinguere il desiderio dalle voglie momentanee e non esiste vocazione che si mette limiti temporali. Dobbiamo capire se il nostro desiderio sopporta la parola “sempre”». E la vocazione non è un procedimento scientifico: «La vocazione non è un’equazione. C’è un elemento “x” che bisogna tenere in considerazione: è lo Spirito Santo, la grazia di Dio che riceviamo soprattutto nei sacramenti. Non avremo mai la prova scientifica della nostra vocazione, a un certo punto troviamo un salto e non possiamo fare altro che avere fiducia».
Ma, al di là delle bellissime parole ascoltate, non si dimenticano il tempo passato insieme, le chiacchiere con il Vescovo in passeggiata, i canti, le nuove amicizie e i momenti di gioia. Il senso di una vita di fede completa, che non si limita ad occupare una parte dell’uomo, ma che abbraccia tutto il suo cammino, nella ricerca vocazionale e nell’esistenza di tutti i giorni. Una settimana sui monti, al ritmo della tartaruga, per imparare ad assaporare le gioie di una vita piena.
Covili Federico
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Un’avventura inizia sempre con delle aspettative, dei desideri, ma spesso essa si conclude lasciandoti qualcosa di diverso da quanto immaginassi in principio. Sono partita per Moena con la necessità di riflettere sul tema del discernimento, e allo stesso tempo con la determinazione di vivere questa esperienza nella fraternità e nella gioia che solo il Signore può donarci. Sono tornata a casa con un bagaglio più ampio e sicuramente migliore di quanto pensassi inizialmente, e di questo non posso che essere grata. Con l’aiuto del nostro vescovo Erio abbiamo avuto l’occasione di capire che la vocazione è “scoperta e invenzione”, poiché il sogno di Dio sulla nostra vita non basta, serve sempre la collaborazione umana. Abbiamo imparato che l’allegria che non resiste alle avversità, mentre la gioia, quella vera, sì, perché è come le radici di un albero: se è radicata in Dio, essa sopravvive al vento e a qualsiasi intemperie.
Abbiamo compreso che non dobbiamo fare sempre cose nuove, ma fare nuove le cose, costantemente aiutati dalla parola del Signore, a cui dobbiamo aprire il nostro cuore, senza lamentele, affinchè essa possa essere nutrimento quotidiano. Abbiamo (ri)scoperto quanto è bello vivere in comunione con i fratelli nella semplicità, lodare, cantare e ringraziare Dio per l’amore e la pienezza che ci regala ogni giorno.
<VIETATO LAMENTARSI!>. Con questa massima di Don Erio che ancora risuona nelle orecchie, noi “Giovani di Moena” siamo pronti a metterci in cammino per scoprire e inventare la nostra vocazione e a vivere questo nuovo anno pastorale con il fuoco dell’amore di Cristo negli occhi, ma soprattutto nel cuore.
Giada Rodà, Parrocchia di Redù
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“Senti sei impegnata a fine luglio?”
“No, direi di no… Quando di preciso?”
“Dal 21 al 27 luglio, la Pastorale Giovanile ha organizzato un’esperienza estiva col Vescovo Erio.”
“Sono libera…”
“Aspetta un attimo che chiamo una persona che ti spiega brevemente come funziona e ti da tutte le informazioni. Ti piacerà l’esperienza a Moena, ne sono certo!”
Non sapevo proprio cosa aspettarmi, sapevo solo che il Vescovo Erio ci avrebbe spiegato il Documento preparatorio al Sinodo sui/dei(?) giovani “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
E così il 21 luglio sono partita diretta a Moena con tre sconosciute verso un’altra quarantina di sconosciuti che, inutile dirvelo, nel giro di pochissimo tempo mi sembrava di conoscere da sempre.
L’esperienza a Moena è stata una Benedizione.
Avete presente quando in “Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York.” Kevin si risveglia la mattina di Natale e trova un’inaspettata montagna di regali? Ecco, è andata esattamente così: Dio in tutto ciò ha rivestito il ruolo di Babbo Natale rendendoci tutti felici e regalandoci le cose più importanti che potessimo desiderare.
E’ stata una settimana di Grazia, una settimana in cui abbiamo riscoperto che con Dio tutto è più bello.
Con la guida del Vescovo Erio ci siamo messi in viaggio, come tartarughe: senza fretta né ansia, cercando di dare più importanza al tempo qualitativo, del cuore, rispetto al tempo quantitativo.
Abbiamo passeggiato circondati dalle meraviglie del Creato, conoscendoci pian pianino sempre un po’ di più, rendendoci conto ogni momento del senso di pienezza che entrava in noi… quella pienezza meravigliosa che solo le relazioni e le esperienze in Dio possono dare.
Ci siamo interrogati sulle scelte vocazionali scoprendo la bellezza di ognuna di esse e avendo la grazia di poterle vedere proprio tutte in mezzo a noi: laici, coppie di giovani sposi con bimbi bellissimi, preti e seminaristi, suore e postulanti.
In ognuna di queste persone abbiamo potuto vedere la Gioia, la Gioia di un “Sì” a testimoniare il Vangelo nella propria vita, nella Chiesa, per sé ma soprattutto per gli altri.
Ora sta a noi metterci in ricerca per scoprire e inventare con Dio la nostra vocazione, cercando di essere terreno buono, senza preoccuparci di veder crescere della zizzania a fianco del grano buono. Dio è con noi, non dobbiamo avere paura.
Non ci resta che metterci in cammino insieme a Colui che, come un Padre pieno di amore, sarà al nostro fianco quando incontreremo difficoltà e ostacoli, aiutandoci a vederli come opportunità che ci faranno crescere.
Il Vescovo Erio ci ha svelato il segreto per lasciare che la Gioia entri in noi “NON lamentarsi!”: solo così saremo in grado di lasciar arrivare la Parola fino al cuore, lasciandola entrare completamente nella nostra persona.
Non posso che essere grata per questa settimana a Moena: lodare e ringraziare Dio con tanti giovani desiderosi di fare esperienza del Suo Amore attraverso la Parola è un’esperienza indescrivibile.
Il Viaggio è iniziato a Moena ma continua proprio qui a Modena, siamo tornati carichi come non mai, pronti per portare questa gioia nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità e ripartire con tutte le meravigliose esperienze della Pastorale Giovanile:
…noi ci saremo, e voi?
Maddalena Zucchi, Parrocchia di San Benedetto
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Vorrei raccontare della mia esperienza al campo estivo di una settimana organizzato dalla Pastorale Giovanile in Val di Fassa. Questa storia credo che abbia inizio domenica 16 luglio 2017: a Coscogno, un paese di campagna di 400 anime, è grande festa per la sagra della B.V.M. del Monte Carmelo; a celebrare la S. Messa solenne arriva il novello sacerdote don Simone Cornia, che al termine della funzione mi dice che il venerdì della settimana seguente si sarebbe partiti per un’esperienza estiva per tutti i giovani della nostra Diocesi. Ci lasciamo con la promessa che ci avrei pensato e che gli avrei fatto sapere ma confesso di essere rimasto un po’ indeciso…. Ne parlo con i miei genitori, con il carissimo Don Emilio, il mio parroco, e con le molte persone care che incontro proprio alla festa in corso e arrivo a questa conclusione: voglio affidare questa esperienza alla Madonna che da poco è tornata dalla processione per le campagne, decido di andare a muso duro contro il muro del mio Limite e, ricordandomi delle parole di un sacerdote “le occasioni che ci propone la vita vanno prese senza pensarci troppo perché non si sa se torneranno” decido di dire a don Simone che verrò anche io a Moena. Arriva il giorno della partenza e, dopo un lungo viaggio per raggiungere la città dei ragazzi, giungo al luogo di ritrovo, durante il viaggio in pulmino ho avuto modo di conoscere meglio altri giovani e man mano mi sono reso conto che in fondo sarei stato bene. Si è arrivati al luogo del nostro soggiorno e dopo poco ci si è riuniti per conoscere tutto il gruppo tra presentazioni, preghiere e canti. Ogni giorno di quella settimana, impreziosito dalla presenza del Vescovo Erio, è stato fondamentale per pregare, per arricchire la cerchia delle amicizie, per vedere nuovi posti e persone, per ascoltare magnifiche catechesi. <<Dio ha un sogno su di me>>, <<La propria vocazione è un mix tra scoperta – mettere in luce ciò che già esiste – e invenzione – collaborare a mettere insieme delle cose per formare qualcosa di concreto>>, <<la scelta fatta è giusta quando non si ha più paura del ‘’per sempre’’ >>. Questi sono alcuni dei pensieri che mi sono rimasti impressi e che quotidianamente danno quell’energia necessaria per essere sempre più un cristiano sicuro. In parecchie occasioni ho avuto uno scambio di opinioni, di esperienze e di valori con altri ragazzi ed è stato una vera e propria grazia, perché ritengo quasi impossibile uno scambio di questo genere e di questa entità con ragazzi della mia stessa età nel contesto in cui mi trovo (a scuola, tra gli amici o persino in parrocchia). Tutto questo mi ha fatto capire due cose: la prima è che non sono solo come spesso mi capita di pensare, la seconda è l’enorme occasione che avrei perso se non avessi partecipato a questa esperienza. Ritengo che queste esperienze siano davvero stimolanti ed energizzanti, ma mi rendo conto che ognuno deve viverla “assecondando” il proprio carattere perché abbia frutto e ci si possa sentire pieni di germogli da far fiorire in piccoli e semplici gesti concreti. Cari amici ‘non abbiamo paura! Apriamo, anzi, spalanchiamo le porte a Cristo’ !!!!!
Sebastian Monteleone, Parrocchia di Pavullo
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Credendo di non riuscire ad affrontare ancora una volta da sola queste esperienze di crescita proposte dalla Pastorale Giovanile, tento vanamente di persuadere qualche conoscente a seguirmi, ma poi mi convinco di poterlo affrontare, perché in realtà non sono sola e l’accolgo come una possibilità, così decido di dire il mio “sì” e di partire con un po’ di titubanza. Le difficoltà iniziali sono dimenticate grazie all’imminente conoscenza: quando si mette da parte un po’ di sé stessi per accogliere l’altro, così da poter creare un intreccio di relazioni in continuo mutamento. Ancora meglio se come sfondo ci sono paesaggi meravigliosi che durante le camminate, considerate pesanti e faticose, danno la possibilità di scambiare qualche parola o intonare un canto, affrontando il tutto in modo più leggero impedendo di lamentarsi. Lasciarmi affascinare dai panorami spettacolari intervallati da momenti festosi e scherzosi di convivialità, scanditi da occasioni di preghiera comunitaria o di deserto e di ascolto della Sua parola, con la celebrazione quotidiana della S. Messa, mi dava la conferma di aver fatto bene ad andare e di quanto fossi fortunata a “vivere” quei luoghi insieme a una comunità in cammino verso la vetta.
Se da principio nutrivo alcuni dubbi, cercavo qualche chiarimento, ero convinta di avere certezze o al contrario incertezze, o pensavo che in quel momento nella mia vita vi fosse il “nulla”… ecco che si presentava il tempo delle catechesi, tenute dal Vescovo Erio Castellucci con la guida del documento preparatorio e questionario “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” che gettava qualche seme, qualche consiglio e molte domande alcune formulate e condivise, dando la possibilità a ciascuno di mettersi in discussione, altre rimaste custodite nel proprio cuore.
Infine il ritorno, momento difficile, dover lasciare le persone che per un po’ hanno condiviso parte del mio cammino; quei “ci rivediamo presto” ben consapevole che comunque ci sarà qualcosa di diverso nel ritrovarsi, perché sta a ciascuno poi ricreare una diversa armonia, e vivere con gioia ogni occasione di un incontro sempre nuovo. Ognuno torna nel proprio quotidiano per continuare il lungo viaggio, ma lo assapori e lo vivi in un modo differente, magari sorridendo pensando al grande dono che ti è stato fatto vivendo questa esperienza. Consapevole di poterlo testimoniare a chi si incontra, perché come ci ha detto il nostro Vescovo Erio:“se tu hai di più, è perché devi dare di più. Se tieni per te quello che hai, sei un grande egoista, favorisci l’ingiustizia del mondo”.
Martina Lodi, Parrocchia di Cavezzo
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I giorni trascorsi a Moena insieme a tanti giovani della Diocesi e al Vescovo Erio sono stati per me un’occasione preziosa per iniziare a riflettere sul Sinodo dei Giovani sulla fede e sul discernimento vocazionale previsto per l’Ottobre del prossimo anno. Il Vescovo Erio ci ha aiutato a scaldare i cuori (e le gambe) per il cammino verso questa tappa importante che attende noi e tutti giovani della Diocesi, guidandoci tanto sui sentieri delle Dolomiti quanto sulle pagine del Documento Preparatorio scritto da Papa Francesco. Abbiamo compreso che il punto di partenza di ogni vocazione è sapere che il Signore rimane sempre “connesso” con noi perché il suo amore non si disconnette mai. Egli ci pensa (da) sempre, ci chiama sempre per nome perché ha in serbo per noi grandi cose. Come abbiamo cantato spesso in quei giorni, è un “Dio dell’impossibile” che da noi attende solo un «sì» libero e generoso per disegnare con lui il nostro futuro. Tornando a casa ho realizzato che Dio ci ha davvero “chiamato” a questa esperienza per ricordarci che ci ha fatto come un prodigio e che nel cuore di ognuno di noi ha nascosto un tesoro, il suo sogno su di noi da scoprire e continuare a scrivere insieme a lui per fare della nostra vita un capolavoro.
Ferrari Giovanni, Parrocchia di Sant’Agnese