Anche quest’anno si è rinnovata l’esperienza del campo estivo diocesano che ha riunito dal 22 al 29 agosto, sulle cime della val di Fassa, il Vescovo Erio e 80 giovani provenienti da 26 parrocchie della Diocesi di Modena-Nonantola.
Una settimana, sempre molto attesa e sognata da noi giovani durante l’anno, poiché si conferma occasione importante di confronto e dialogo su tematiche attuali e un’ottima palestra per allenarsi ad uscire da se e aprirsi a nuove relazioni. Il cammino sinodale proposto ci ha invitato a rileggere il tempo della pandemia alla luce dei passi di Noè (fortunatamente le previsioni meteorologiche inesatte ci hanno risparmiato da un vero e proprio diluvio). A partire dalla storia di salvezza vissuta da questo personaggio biblico, ci è stato proposto dal Vescovo Erio di fare un ulteriore passo avanti nelle nostre riflessioni, non limitandoci alla sola introspezione, ma spronandoci a proporre vie e idee nuove per cercare di rinnovare il volto della nostra Chiesa. Così abbiamo potuto sperimentare sulla nostra pelle un vero e proprio sinodo non “sui” giovani, ma “con” i giovani e “a partire” dai giovani, sentendoci ascoltati e valorizzati nelle nostre opinioni e nelle nostre proposte. Alcuni dei temi su cui ci siamo soffermati per fare ciò sono stati: l’appartenenza alla Chiesa, il mondo delle relazioni e dell’affettività, la vita sacramentale come nutrimento e il rapporto con il creato.
Tra questi aspetti abbiamo potuto approfondire maggiormente quello riguardante l’affettività e la sessualità, grazie alle parole e a un intenso dialogo con il Vescovo, che partendo dalle nostre domande ci ha guidato nel delineare gli aspetti fondamentali e cristiani per vivere e costruire relazioni vere. Mostrandoci la bellezza e il valore del nostro corpo nell’incontro con il prossimo, ci ha aiutato a comprendere quanto sia sottile il confine tra “predazione” (dell’altro, del creato, di me stesso ecc…) agendo solo per propri scopi, e un’accoglienza vera, reciproca che con coraggio si prende anche la responsabilità del futuro, della vita di chi si ha di fronte. Un cammino reale, dunque, che abbiamo potuto vivere anche nella concretezza più immediata delle stupende passeggiate fatte insieme verso le cime mozzafiato delle Dolomiti. È proprio guardando e sperimentando la natura che spesso i pensieri, le riflessioni, la gioia dell’incontro fanno sentire a gran voce la loro risonanza.
Nella fatica della salita siamo tutti accomunati, ma la stanchezza si ridimensiona quando possiamo viverla accanto ai fratelli, cantando, ridendo, scherzando e prendendosi cura l’uno dell’altro. Queste sono le testimonianze più dirette di comunione che possiamo portare anche nelle nostre comunità parrocchiali, proprio per restituire un po’ della luce che questa esperienza ci ha donato.
Di Chiara Galli