GMG Cracovia – La Testimonianza di Federico Covili

“Dio benedica i vostri sogni”

Pellegrini Cracovia GMG

È con questa benedizione di Papa Francesco che i 771 pellegrini modenesi sono tornati a casa dopo la Gmg di Cracovia.

Una Gmg che ha regalato momenti di condivisione e di commozione, di festa e di profondità, di gioia e di lacrime.

Preludio ai grandi giorni con il Papa è stata la settimana trascorsa a Wroclaw, con i 331 modenesi che hanno partecipato ad entrambe le settimane. E più che di un preludio si può parlare già di immersione nella stupenda realtà della Chiesa polacca.

L’accoglienza è stata calorosa fin dall’inizio: i pellegrini sono stati accolti nei conventi e nelle famiglie, ospitati quasi come dei nuovi figli.

C’è chi per loro, sei mesi fa, si è iscritto a un corso di italiano, chi ha appositamente comprato cibo dal nostro Paese. Tanti quelli che hanno dormito sul divano per lasciare ai modenesi il posto nel letto.

E a tutti i pellegrini si è manifestata la natura del popolo polacco, un popolo che sta viaggiando verso il progresso senza perdere un forte legame con le radici e le tradizioni. Le strade appaiono piene di giovani, così come le chiese. E l’accoglienza è nel dna di tutti.

Ma dietro un presente roseo, si nascondono le ferite di un passato molto difficile. I polacchi sono passati dalla dominazione nazista a quella sovietica e si calcola che nella città di Wroclaw, nell’immediato secondo dopoguerra, siano state deportate dieci milioni di persone: i tedeschi, che erano il 75% della popolazione, furono scacciati dai comunisti e sostituiti con uomini provenienti dall’Ucraina e dalla Bielorussia.

Ma Wroclaw, proprio per questo definita da Giovanni Paolo II “Luogo dell’incontro“, non si è arresa all’odio.

Un insegnamento valido per tutta l’Europa, soprattutto in questo momento di tensioni e divisioni.

«Il popolo polacco – ha affermato il vescovo Erio in una delle sue catechesi – non ha covato odio e risentimento, ma ha mantenuto la propria fede e trasformato i momenti drammatici del passato in  capacità di accoglienza».

Di Wroclaw colpiscono l’ordine delle strade e la bellezza dei palazzi, quasi tutti ricostruiti dopo la guerra e ristrutturati negli ultimi anni. Una città che è capitale europea della cultura per il 2016 e che ha accolto decine di migliaia di pellegrini da tutto il mondo. E così, già dalla prima settimana, era possibile respirare il clima della Gmg.

E a Wroclaw i modenesi si sono sentiti subito parte di una Chiesa viva e ospitale che li ha accolti come fratelli sia nei momenti più scherzosi che in quelli più seri. Da ricordare la giornata di venerdì, in cui gli italiani si sono mischiati ai polacchi per compiere opere di misericordia: alcuni hanno giocato con i bambini dell’asilo, altri hanno fatto visita ai malati, agli anziani o ai cimiteri.

La Gmg modenese ha avuto, fin dalla prima settimana, la presenza costante e paterna di don Erio, vescovo e pellegrino, che ha condiviso con i ragazzi nei momenti più importanti.

Tutti sono rimasti colpiti dalla sua grande umiltà, applicata a una profondità e a una saggezza uniche. La lontananza dagli appellativi altisonanti e dalle onorificenze – lo si è potuto constatare ancora meglio in questi giorni – non è modernismo o svilimento del ruolo, ma un preciso modo di essere pastore.

I ragazzi hanno potuto scherzare con lui, fare foto e interrogarlo, ottenendo sempre una risposta concreta e vicina ai problemi di oggi.

La settimana di Wroclaw è terminata lunedì mattina con i saluti commossi delle famiglie ospitanti e qualche lacrima da parte di alcuni.

Ma la nuova destinazione non ha deluso le attese. I modenesi già presenti in Polonia e quelli arrivati per la seconda settimana sono stati sistemati in gran parte nelle famiglie, nelle parrocchie di Skawa e Raba. Anche qui l’accoglienza è stata stupenda, con un’organizzazione impeccabile che non dimenticava mai il suo volto umano. E il viaggio verso il Papa e verso Cracovia è stato proprio un sentiero alla ricerca del volto di Dio e dell’uomo.

Un volto apparso sfigurato nella sua prima tappa, Auschwitz, dove i pellegrini si sono recati martedì. Il grande afflusso di persone e la pioggia a metà pomeriggio hanno reso forse meno forte un’esperienza che ha comunque segnato tutti.

«Questa giornata – aveva detto il Vescovo Erio poche ore prima, presso il santuario di Kalwaria Zebrzydowska – non si cancellerà dalla vostra memoria. Nel luogo che visiteremo si tocca con mano dove può arrivare il male umano, e non solo quello: molti hanno paragonato Auschwitz all’Inferno. Non possiamo lasciare indietro le domande, al massimo le risposte che difficilmente potremo trovare. L’unico atteggiamento possibile è quello di un silenzio che diventa preghiera».

Mercoledì i pellegrini sono passati dal Santuario della Divina Misercordia, dove sorge il convento di Suor Faustina Kowalska. Qui è stata l’occasione per accostarsi alla Confessione e purificare nella misericordia di Dio il male del mondo.

Al pomeriggio la Messa di accoglienza degli italiani, presieduta dal cardinale Bagnasco.

La giornata di giovedì è stata ricca e intensa. Nel corso della mattinata la catechesi di don Erio sulla misericordia di Dio, una misericordia che il vescovo ha reso più tangibile agli occhi dei ragazzi: «Se dovessi trovare un sinonimo laico al termine misericordia – ha spiegato monsignor Castellucci – userei gratuità. Dio ci ha creato gratis. E riconosciamo la misericordia di Dio dal tasso di gratuità che c’è nei rapporti umani.

Essa è quel “di più” che non fa notizia ma che fa andare avanti il mondo. La non è la cancellazione della giustizia, come quel “6 politico” che alcuni chiedevano a scuola negli anni ’70, ma è l’applicazione della giustizia secondo la situazione di ciascuno».

«Il futuro è nell’educazione – ha continuato il vescovo, rispondendo a un ragazzo che gli chiedeva come risolvere i fenomeni di violenza che stanno insanguinando il mondo -, è educando nuove generazioni che possiamo vincere la strategia del terrore.

Tanti, anche nelle nostre parrocchie, hanno sperimentato che la convivenza e il rispetto sono possibili. Per questo sono d’accordo con Bagnasco quando ieri vi ha chiesto di tornare a casa e “infiammare” il nostro Paese. Un milione di giovani che si trovano a pregare, sulla bilancia del mondo, sono più importanti dell’azione di un pazzo». Il pomeriggio di giovedì è stato quello dell’arrivo di papa Francesco al parco di Blonia. Non è bastato il tempo a mettere fuori gioco i pellegrini. Armati di poncho e ombrelli, i modenesi hanno ascoltato Francesco sotto la pioggia e hanno camminato per ore per poter tornare al loro pullman.

C’è chi è rientrato a casa dopo le 2 di notte, stanco e bagnato, ricevendo una cena calda dalle gentilissime famiglie polacche. Per tutti però la gioia dell’incontro con il papa e con tantissimi altri giovani, primo assaggio della veglia di sabato. Venerdì i modenesi si sono recati a Zakopane per recitare la via Crucis e ricaricare le batteria in vista del gran finale.

Gran finale che è iniziato sabato. La sveglia è stata molto presto per tutti, poi nuovi saluti commossi e il viaggio in pullman. Poi la grande camminata di 12 km sotto il sole per raggiungere il Campus Misericordiae di Brzegi, alla periferia di Cracovia. Qui i pellegrini sono arrivati attorno a mezzogiorno, costretti ad affrontare il caldo e il sole bollente del pomeriggio.

C’è chi ha costruito dei ripari di fortuna e chi ha preferito rimanere immobile, aspettando l’arrivo della sera. E la sera ha portato con sé l’arrivo di papa Francesco e della grande veglia a cui, a partire dalle 19.30, hanno partecipato circa un milione e seicentomila persone.

Tanti i disagi e le difficoltà, tutti superati però dallo spettacolo di una Chiesa giovane, unita e in festa intorno al proprio pastore.

Ciò che colpisce più di tutto nella Gmg è proprio questo clima di fratellanza e universalità I gruppi agitano le loro bandiere, cantano gli inni con orgoglio, ma poi si fa il tifo gli uni per gli altri, ci si scambiano doni, ci si abbraccia. Una specie di preludio di ciò che racconta San Giovanni nell’Apocalisse: uomini di ogni razza, popolo e nazione, riuniti in pace a cantare le lodi di Dio.

Diretti e toccanti i discorsi del Papa. Nella veglia di sabato, Francesco ha parlato dei giovani pigri, i “giovani-divano”, che scambiano la gioia con la comodità. E ha invitato il popolo della Gmg a difendere la propria libertà e a vivere fino in fondo, lottando pacificamente per un mondo migliore. Poi lo spettacolo del milione e mezzo di fiaccole nelle mani dei pellegrini e la notte.

Il giorno dopo è stata la volta della Messa presieduta dal Papa e concelebrata da circa 850 vescovi e migliaia di sacerdoti. Francesco si è concentrato sul Vangelo del giorno e sulla figura di Zaccheo, per mettere in guardia i giovani da tre grandi pericoli: la tristezza, la vergogna paralizzante e la folla mormorante.

Dal Campus Misericordiae, al termine della Messa, è iniziato l’esodo verso i pullman.

Un esodo certo non facile, contraddistinto da sole, pioggia, sete, calca e un’altra decina di km da percorrere. Poi l’arrivo agli autobus e il viaggio verso casa. Stanchi, scottati, ammaccati, sporchi, ma pieni di una grande gioia, i pellegrini sono arrivati a Modena lunedì.

Da qui inizia un altro viaggio, certo non meno difficile: far fruttificare la semina abbondante di queste giornate.

E infiammare Modena con lo stesso Spirito respirato sulle strade della Polonia.

Guarda il video racconto della GMG sul nostro canale YouTube!

 

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