MISERICORDIA 2.0 – Testimonianza Del Ritiro Adolescenti

Più di 180 ragazzi provenienti da 14 parrocchie della Diocesi, si sono radunati a Gaiato per il ritiro di Quaresima, Misericordia 2.0.

Accompagnati dalle figure di Zaccheo e del Buon Samaritano, sono stati guidati dal vescovo Erio a scoprire più a fondo cosa voglia dire essere misericordiosi.

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Nel vangelo di Zaccheo è possibile notare un gioco di sguardi. Se ci pensiamo, nella nostra vita le cose più straordinarie accadono quando incrociamo lo sguardo di un’altra persona: la vita di Zaccheo cambia proprio nel momento in cui il suo sguardo incontra quello di Gesù, che lo fa sentire accolto, nonostante i suoi limiti e il suo peccato.

Per entrare più a fondo in questo brano, il vescovo ha paragonato la nostra vita a una stanza con quattro finestre: una spalancata, una sempre chiusa, una semi aperta verso l’esterno e una semi aperta verso l’interno.

La finestra spalancata riguarda la nostra dimensione pubblica: ciò che gli altri sanno sul nostro conto e che anche noi conosciamo. Zaccheo è un pubblicano e la gente lo sa, per questo sta in disparte e si sente escluso. A volte rimaniamo imprigionati nelle maschere e nei ruoli che gli altri ci attribuiscono, impedendoci così di mostrarci per quello che siamo veramente. Gesù però non si ferma di fronte ai difetti di Zaccheo, ma va oltre, riuscendo a far emergere i suoi valori. La finestra sempre chiusa, invece, è il nostro inconscio, ciò che nessuno sa della nostra vita, compresi noi. Per Zaccheo è la curiosità, che lo spinge a salire sull’albero e a voler vedere Gesù. Non dobbiamo aver paura di aprire questa finestra nascosta, perché il Signore ci accetta per quello che siamo e ama anche le nostre parti più difficili.

La terza finestra è detta cieca, aperta solo verso l’esterno. A volte non conosciamo perfettamente la nostra personalità e alcuni aspetti di noi sono solo visibili agli altri. Per individuare queste caratteristiche, abbiamo bisogno di farci aiutare da chi ci sta vicino, se vogliamo crescere e imparare a conoscerci più a fondo.

Non dobbiamo aver paura di aprire questa finestra nascosta, perché il Signore ci accetta per quello che siamo e ama anche le nostre parti più difficili.

Infine l’ultima finestra è quella semi aperta verso l’interno, ovvero quello che sappiamo di noi e che non vogliamo rivelare agli altri. È una finestra molto delicata, che non apriamo volentieri. Zaccheo è un ladro, ha rubato alla gente e questo aspetto di sé gli pesa, perché fa di lui un peccatore. Ma di fronte a Gesù, Zaccheo si sente libero di fidarsi, rivela il suo peccato e viene perdonato. Anche noi riusciamo a confidare le nostre parti più intime quando incontriamo qualcuno degno della nostra fiducia.

Un altro passo del Vangelo in cui il Signore ci insegna come essere veramente misericordiosi con il nostro prossimo, è quello del Buon Samaritano.

Un uomo era stato assalito e ferito dai briganti e solo il samaritano si ferma a soccorrerlo: non ha paura di guardarlo e di aiutarlo. Mostra compassione verso di lui, gli si avvicina e ascolta il suo bisogno, cercando di alleviare la sua sofferenza e fasciando le sue piaghe. Si prende cura di lui con costanza, lo porta in una locanda, dove possa guarire e ricevere maggiori attenzioni. A volte per alleviare le sofferenze di qualcuno, abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri. Dona parte del suo denaro per pagare l’oste, ma anche nel momento in cui deve andare via, assicura che tornerà. Il samaritano non vuole abbandonare l’uomo che ha soccorso, anche se per lui è un perfetto sconosciuto.

Il vescovo Erio ha fatto notare che questa parabola racchiude i dieci comandamenti dell’amore, molto più difficili da mettere in pratica e da vivere con costanza.

Essere misericordiosi non è facile, soprattutto con coloro che facciamo fatica ad amare: da soli non riusciamo a farci carico della miseria degli altri, ma con l’aiuto del Signore tutto è possibile!

– Elisabetta Governatori

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Altre testimonianze:

Sono stati due giorni ricchi di riflessione, momenti di preghiera e confronto con altri ragazzi provenienti da tutta la Diocesi. Per alcuni di noi è stata la prima esperienza, ed è stata molto positiva, grazie al linguaggio del Vescovo Erio e di don Stefano  che sono riusciti a rendere semplici le riflessioni su argomenti complicati. La veglia itinerante poi è stata un momento emozionante, sotto un cielo speciale. Un grazie di cuore a tutti i ragazzi, accompagnatori e animatori.

–  I ragazzi di Finale Emilia

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Le nostre ragazze che erano fra le più giovani (2002) sono tornate a casa entusiaste, sarebbero rimaste una settimana a Gaiato!!! Hanno apprezzato l’ottima organizzazione, il cibo buonissimo, e’ piaciuto tanto lavorare in gruppi con ragazzi ed educatori non della loro parrocchia. Hanno apprezzato le omelie del Vescovo e hanno trovato molto divertenti gli educatori nelle presentazioni del brano del Vangelo del pomeriggio e del giocone la sera.

Come educatrici abbiamo respirato gioia pura nel servire nel condividere e davvero siamo rimaste piacevolmente colpite dalla semplicità con cui è stato gestito un gruppo così grande.  Ci siamo sentiti accolti, tutto curato nei particolari, frutto sicuramente di un grande lavoro di gruppo.  Due parole per la Veglia.. sentita, curata, con l’adorazione finale accompagnata da canti che hanno riempito l’ anima.

– Cosetta e Marilena (educatrici di Castelnuovo Rangone)   

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