Nek a Modena Testimonianza del secondo martedì di avvento

È stata una vera e propria esplosione di gioia ed entusiasmo, quella che ha travolto la chiesa modenese di Gesù Redentore, martedì 12 dicembre.

La strada dei martedì del vescovo ha incontrato il cammino di uno dei cantanti più amati della musica italiana, Filippo Neviani, meglio conosciuto come Nek, che ha voluto condividere con i giovani modenesi  le tappe principali del suo percorso di fede.

 

Ad accoglierlo, in una chiesa gremita di giovani, il Vangelo del Natale e una riflessione sul grande dono della musica, strumento insostituibile per narrare la bellezza della nostra vita. «Il canto – ha esordito il Vescovo Erio Castellucci – esprime l’armonia del cuore, un’armonia che a volte può essere fatta di note tristi e a volte esprime la nostra gioia. Ma esprime anche l’armonia di Dio.

Il canto del Cielo e quello della Terra si sono incontrati nella notte di Natale, una notte in cui molte persone camminano. Camminano Maria e Giuseppe alla ricerca di un alloggio, ma non c’è posto per loro, un cammino difficile e segnato dal rifiuto.

Eppure proseguono, perché Maria ha dentro un canto di vita che deve far nascere. Poi c’è il cammino die pastori, segnato dallo stupore e dalla meraviglia.

Infine il cammino degli angeli, che si sono scomodati per della “povera” gente. Il Cielo canta con gli umili.

Questa sera noi ascoltiamo il canto di una vita, una persona che ci dà una testimonianza di come il canto, quando incontra il Signore, diventa ancora più bello e profondo».

 

Un grande applauso ha quindi accolto l’ingresso di Filippo Neviani, interrogato nelle prime battute dal vescovo Erio, nell’inedito ruolo di intervistatore.

«Fin da bambino – ha raccontato Nek, spiegando come è nata la sua passione per la musica – mi sono accorto che la musica era parte fondamentale della mia vita, un’esigenza. Ho sempre sentito molto forte dentro di me il desiderio di esprimere con la musica quello che porto dentro, preferendolo anche al normale linguaggio colloquiale. Ho iniziato a cantare in parrocchia, nel coro della chiesa, come tanti di voi. Poi non mi sono accontentato e da lì sono passati circa trent’anni di carriera. Io non sono un convertito – ha continuato Nek – sono stato educato come voi al Vangelo, mi è sempre stato detto “quella è cosa buona e giusta”, ma solo dopo ho capito il perché. Fino a un certo punto quella è stata solo teoria».

Fin da bambino – ha raccontato Nek, spiegando come è nata la sua passione per la musica – mi sono accorto che la musica era parte fondamentale della mia vita, un’esigenza.

L’incontro decisivo è di alcuni anni fa, proprio grazie alla musica. «Nei primi anni 2000 ho conosciuto Nuovi Orizzonti, una associazione che si occupa di tanti (soprattutto giovani) emarginati dalla nostra società. Mi hanno chiesto di fare un concerto, a Sassuolo, per raccogliere fondi a favore di una comunità di che doveva aprire vicino a Medugorje.

Io accetto per curiosità ma dopo il concerto non mi sono fermato e ho deciso di andare a conoscere da vicino questa realtà.

Lì l’effetto che ho avuto è stato dirompente: non c’era la classica stretta di mano ma l’abbraccio, il decentrarsi, l’uscire da se stessi per rispettare e accogliere l’altro, indipendentemente da chi hai di fronte.

Quello è stato il primo colpo allo stomaco: agli occhi di Dio non importa se sono un cantante o un muratore, agli occhi Dio sono, esisto, e devo essere rispettato dalla punta dei piedi all’ultimo capello che ho in testa».

Da quel momento è iniziato il vero cammino di fede di Filippo, un cammino fatto di incontri e gesti concreti. «La maggior parte delle volte in cui io sento parlare di Dio, – ha spiegato Nek – ne sento parlare in modo confuso, da parte di persone che non lo conoscono veramente, che lo posizionano lontano. Ma Dio va immaginato come un Padre e con tuo Padre sei te stesso, ti arrabbi, hai un rapporto diretto. Non fermatevi al sentito dire, la teoria non basta, ci vuole la pratica! Anche la fede cosa esiste a fare se non è suffragata dall’esempio pratico? Se non la mettiamo in pratica, a partire dalle piccole cose, non serve a niente».

Portare avanti la fede non è facile, soprattutto nel mondo dello spettacolo. «Nel mio ambiente, per tanti, ognuno è il dio di se stesso. Però è anche vero che il mio mestiere è quello di un “costruttore di sogni”, ho il privilegio di entrare, con le mie canzoni, nella vita delle persone e ho quindi la possibilità di portare una testimonianza fuori dal coro, in grado di arrivare ai lontani». La più grande difficoltà, anche per Nek, è testimoniare nella vita di tutti i giorni: «Molto spesso quando dici di essere un credente, vedi nell’altro il sorrisino di chi un po’ ti compatisce. Mi dispiace, anche perché purtroppo è colpa nostra: solo il fatto di avere una vita dopo la morte dovrebbe farci uscire dalla chiesa saltando. E invece no. C’è questo alone di inquietudine che non riusciamo a togliere, probabilmente perché non crediamo fino in fondo che siamo qui solo di passaggio. Altri credono ma si vergognano: che senso ha? Se non seguiamo uno come Gesù chi dobbiamo seguire?».

Solo il fatto di avere una vita dopo la morte dovrebbe farci uscire dalla chiesa saltando.

È stato poi lo stesso Nek a raggiungere i ragazzi per ascoltare le loro domande e rispondere. Domande sulla carriera e sulla vita personale e di fede. «Il mio rapporto con Dio? A volte mi arrabbio con Lui e la mia parte umana litiga con quella soprannaturale. Questo perché noi uomini siamo abituati ad agire con il buonsenso, Lui invece va oltre, dà la vita per te.

Ho avuto momenti no ma sono riuscito a superarli grazie alla preghiera e al confronto con il mio padre spirituale. Uno dei momenti più intensi l’ho provato alla morte di mio padre: nel momento in cui è spirato ho sentito dentro di me una voce che diceva “non sei solo”».

Il cammino della serata si è concluso con “Fatti avanti amore” improvvisata da Nek e con la preghiera del Padre Nostro.

 

In un martedì sera, quasi come nella notte di Natale, cielo e terra hanno cantato insieme, le luci dello spettacolo hanno brillato insieme a quelle della fede.