È partito martedì 5 dicembre, presso la chiesa modenese della Madonna Pellegrina, il cammino dei Martedì del Vescovo 2017. Ed è davvero il caso di parlare di cammino, visto che è proprio questa tematica a fare da cornice ai tre incontri.
Quello della vita, del resto, è un cammino che può avere diverse direzioni e diverse velocità.
E, nel mondo caotico di oggi, la fretta finisce per essere un elemento caratteristico. Ma c’è fretta e fretta, non tutte le corse sono uguali.
La prima fretta che possiamo incontrare – ha spiegato il Vescovo Erio nel suo intervento – è quella di chi cerca denaro e successo e finisce per cadere nella trappola dell’avidità. Chi vive così si trova ad essere sempre in affanno, trasforma gli altri in strumenti per aumentare il proprio potere. L’avidità non è un episodio ma uno stile di vita e in esso finiamo per perdere il senso del tempo, siamo presi da una frenesia che ci divora.
Esiste però un altro tipo di fretta. È quella dell’efficienza, di chi ha le giornate piene di impegni e di cose da fare. Oggi viviamo in una condizione di tachicardia collettiva, siamo immersi in un ingranaggio cronologico sempre più veloce. Per guarire da questa patologia è indispensabile reagire creandosi spazi di lentezza e di ascolto.
Ma anche la lentezza non può essere la risposta definitiva. Gesù – ha continuato il Vescovo – non ci invita a stare fermi e sdraiati ma vuole che camminiamo. La vera risposta sta nella fretta di Maria: la sua non è fretta cronologica ma piuttosto la sollecitudine di chi vuole prendersi cura di qualcuno senza perdersi in cose inutili.
Non c’è un impegno che richieda più fretta che quello di comunicare l’amore.
Quando ci chiudiamo in noi stessi gioia e dolore marciscono e diventano egoismo o depressione e disperazione: la vera necessità è trasformare tutto ciò che viviamo in un incontro.
C’è fretta e fretta – ha concluso il Vescovo – ma l’unica che ti dà gioia è quella che ti spinge all’incontro. A quell’incontro con Dio che si chiama fede e a quell’incontro con i fratelli che si chiama carità.
– Federico Covili