“Non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi”
“La vita da Cristiani è un pellegrinaggio”: è con queste parole che don Giacomo Morandi, durante la messa di sabato 23 Aprile nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, ha accolto i giovani da tutta la Diocesi che si sono recati in pellegrinaggio a Roma, in occasione del Giubileo dei Ragazzi, voluto da Papa Francesco, che ha richiamato nella capitale oltre 70 mila ragazzi provenienti da tutta Italia e anche Europa, in attesa della Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia.
Il pellegrinaggio è iniziato nel primo pomeriggio di venerdì 22 Aprile dalla Parrocchia della Sacra Famiglia, dove oltre 300 ragazzi provenienti da tutta la Diocesi di Modena-Nonantola si sono radunati per iniziare il lungo viaggio verso Roma e verso l’incontro con Papa Francesco. Il primo momento chiave del cammino è stato appunto la celebrazione della santa Messa con don Giacomo Morandi nella mattinata di sabato: egli ha accolto noi ragazzi come modenese trapiantato a Roma e ci ha invitato a vivere questo cammino non da soli, ma condividendolo con la nostra comunità, sia come giovani, sia come intera Diocesi; ci ha spronato anche a riportare a Modena l’esperienza del pellegrinaggio e della Giubileo della Misericordia per diventare, nel nostro piccolo, veri testimoni di Dio nelle nostre parrocchie e nelle nostre case.
Nel pomeriggio abbiamo intrapreso il cammino per attraversare la Porta Santa nella Basilica di San Pietro: percorrendo insieme Via della Conciliazione, fortunatamente sotto il sole che ci ha risparmiato la torrenziale pioggia annunciata dalle previsioni, abbiamo avuto la possibilità di vivere appieno l’esperienza del pellegrinaggio e della preghiera, fino ad arrivare alla Porta Santa, simbolo dell’abbraccio e della Misericordia del Padre, che ci accoglie tra le sue braccia. Prima di riprendere il nostro cammino, abbiamo avuto la possibilità di visitare la Basilica di San Pietro e di confessarci nella piazza del Vaticano. La tappa successiva è stato lo Stadio Olimpico, dove abbiamo avuto la possibilità di partecipare, durante la serata, alla grande Festa dei Ragazzi, un grande concerto durante il quale si sono esibiti vari artisti italiani e sono stati presenti diversi ospiti . Lo stadio era gremito di tutti i ragazzi pellegrini giunti a Roma ed è stato un momento di gioia e di comunione, che ci ha permesso di arricchire la nostra esperienza attraverso l’incontro con altri giovani e “rallentare” dopo la fatica della giornata.
Il cuore della nostra esperienza è stata però domenica 24: abbiamo infatti partecipato, insieme ad altri 120mila fedeli, alla messa celebrata da Papa Francesco e abbiamo incontrato il nostro Vescovo, Don Erio. La nostra giornata è iniziata prestissimo (5:30!), così da riuscire ad entrare in Piazza San Pietro e vivere al meglio la celebrazione: durante l’Omelia, Papa Francesco a rivolto a tutti i ragazzi presenti un invito a diventare Cristiani pieni di gioia per essere messaggeri dell’amore di Dio: il papa ha iniziato ricordandoci che l’amore deve essere concreto, non “sulle nuvole, una telenovela” e ricordandoci che l’amore è un dono e una responsabilità, e che amare non significa possedere, ma prendersi cura dell’altro, e il Signore ci insegna questo, aggiungendo che “amare è bello, è la via per essere felici”. Ha poi parlato del desiderio di libertà dei ragazzi, dicendo che libertà non significa dire sempre sì, ma “la libertà è il dono di poter scegliere il bene”, di saper dire anche dei no e cercare quello che vuole Dio. Ha rivolto un invito forte ai ragazzi: l’invito a fare scelte coraggiose e forti, a non “vivacchiare” accontentandosi della mediocrità e a non fidarci da chi ci distoglie dalla vera bellezza, aggiungendo poi “che siete voi!”. Ci ha ricordato anche che “la vostra felicità non è una “app” che si scarica sul telefonino” e che la strada per trovare questa felicità è sognare, dicendo chi non sogna da giovane è già in pensione. E ci ha anche ricordato e invitato a stare in piedi, come vuole Gesù, ad alzarci e a tenere la testa alta, citando una canzone degli alpini che recita “l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduti” . l’amore è la carta di identità del cristiano, e l’invito che il Papa ha rivolto a tutti i giovani è stato quello a costruire insieme un futuro, costruire con gli altri e per gli altri, allenandosi, come sportivi, nell’amore, assicurando che “la vostra gioia sarà piena”.
Ecco il video dell’omelia:
Le parole del papa sono state riprese da Don Erio nell’incontro con i ragazzi, durante il quale ha ribadito che il nostro deve sempre essere un amore concreto, che si realizza nella vita di tutti giorni e ha anche aggiungo che quando si sacrifica per dividerlo con gli altri, questo amore si moltiplica e diventa fonte di gioia per chi dona e chi riceve.
Le parole del Vescovo hanno concluso il nostro stancante ma ricco pellegrinaggio: ricco di parole, di incontri, di momenti per riflettere, pregare e condividere. Per tutti noi giovani che abbiamo partecipato è stata un’esperienza che ci ha arricchito, come persone e come cristiani: ci ha permesso di tornare a casa, forse stanchi, ma certamente con la consapevolezza e la gioia che camminare insieme nella vita di ogni giorno ci rende – per usare le parole del papa- campioni di vita e campioni di amore.
Chiara Cocchi – San Giovanni Bosco
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Articolo sull’esperienza a Roma 22-24 Aprile 2016
Quando mi hanno detto che saremmo andati a Roma, quasi non ci credevo. Ho sempre ascoltato con invidia i racconti di alcuni miei coetanei che parlavano di questa meravigliosa città in prima persona. Ho atteso con gioia da bambina quei giorni, ma quando è arrivato il momento di partire, mi sono ridotta all’ultimo minuto. Voglio dire, sarei andata a Roma con la mia parrocchia ma mi è sempre sembrata una data lontana e irraggiungibile. 3 ore prima della partenza ero a scuola con tutte le valigie da preparare. Forse un miracolo mi ha aiutata a portare tutto senza scordare niente. Siamo partiti dalla Chiesa della Sacra Famiglia verso le 15:00. Eravamo in 290 tra ragazzi e animatori diretti verso la cosiddetta “Città Eterna”, tutti appartenenti alla Diocesi di Modena-Nonantola. Il viaggio è durato all’incirca 6 ore (soste all’autogrill comprese) e abbiamo raggiunto Roma in serata. Ancora frastornati per il lungo viaggio abbiamo sistemato il nostro materassino per dormire nel padiglione di Roma Fiere (un enorme stanzone tappezzato di sacchi a pelo e valigie di ragazzi nella nostra stessa situazione) e abbiamo dormito. Beh… ci abbiamo provato, anche con le migliori intenzioni, la combinazione “materassino per terra + luci accese + vicini rumorosi” non era certo ottimale per il riposo. Nonostante questo, alle 7:00 precise eravamo tutti in piedi, pronti per il secondo giorno. Dopo aver consumato una colazione veloce e aver usufruito dei servizi igienici un po’ “spartani” siamo saliti sui nostri pullman e ci siamo diretti verso la Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini per una messa mattutina. Una volta finita la messa ci siamo incamminati verso Piazzale Risorgimento per pranzare. Il nostro pranzo era costituito da: due panini confezionati vuoti, 5 fettine di prosciutto cotto o formaggio spalmabile, una banana, un cubetto di formaggio grana, una bottiglietta d’acqua, un succhino alla pera, una mini porzione di Nutella e dei tarallucci confezionati. Una volta consumato il nostro pranzo ci siamo incamminati verso la vicina Piazza San Pietro. L’unica cosa che ci separava dalla famosa Basilica e dall’omonima piazza era una simpatica fila chilometrica. Piano piano, passo dopo passo abbiamo raggiunto il Vaticano dove il passatempo preferito mio e dei miei amici era quello di riconoscere le bandiere delle numerose ambasciate internazionali. Dopo altro tempo e qualche canto tipico dell’AC abbiamo passato un altro pezzo di fila e abbiamo raggiunto il luogo adibito alle confessioni. Se fossimo arrivati prima saremmo stati confessati dal Papa in persona! Piccola parentesi personale: nella nostra parrocchia non era usanza recitare “l’Atto di Dolore” prima delle confessioni e, mentre eravamo in coda, io ed altri abbiamo deciso di impararlo all’ultimo minuto, per poi recitarlo con orgoglio davanti al nostro confessore. Almeno, così speravamo, visto che ad alcuni non è neanche stato chiesto o, nel mio caso, siamo stati colpiti da amnesie improvvise. Dopo esserci confessati ci siamo diretti verso la Porta Santa del Giubileo della Misericordia. Cioè, ci siamo infilati in un’altra coda. Raggiunta la famosa e attesa Porta, l’abbiamo attraversata un po’ emozionati per entrare nella Basilica di San Pietro. È stato incredibile. Eravamo tutti stupefatti dalla bellezza e dalla ricchezza delle decorazioni, con gli occhi che tentavano di memorizzare più particolari possibili, per poi descriverli ai parenti e agli amici. La prima impressione della Basilica è stata la grandezza, la sensazione di essere microscopici e insignificanti al cospetto di qualcosa di maestoso e avvolgente. In seguito abbiamo osservato tutti i dettagli, i fregi e i disegni che la ricoprivano, accecati da tutta questa precisione e abbondanza. Abbiamo attraversato la Basilica con la bocca spalancata per lo stupore e, un po’ controvoglia, siamo usciti. Il pomeriggio era libero e abbiamo deciso di visitare la famosa Fontana della Barcaccia. Siamo stati guidati dalla fidanzata di un ragazzo della nostra parrocchia, la quale studia a Roma. Le sue indicazioni si sono rivelate però poco attendibili, perché una volta arrivati a destinazione eravamo davvero stanchi per aver camminato a lungo per un percorso che sembrava molto più breve e, soprattutto, eravamo a corto di tempo. Vista la situazione abbiamo preso la metropolitana e in seguito il tram per raggiungere l’ultima tappa della giornata: lo Stadio Olimpico. Dopo alcuni controlli e la consegna della cena siamo entrati nello stadio. E anche quello era davvero grande. Questi romani hanno decisamente delle manie di grandezza. Lo stadio era gremito e c’era un’atmosfera allegra e di attesa. Uno dopo l’altro si esibiscono cantanti e gruppi di un certo calibro, Dear Jack, Lorenzo Fragola, Moreno, Arisa, Rocco Hunt, Francesca Michielin ed altri che conoscevo poco. Onestamente, ero esausta visto che avevamo camminato davvero tanto ed ero molto presa dalla mia cena. Quindi, mentre guardavo la telecamera che inquadrava persone elettrizzate che sapevano il testo a memoria e lo cantavano a squarciagola, c’ero io che ero più interessata al panino che alla canzone, ma sono dettagli. In realtà mi è piaciuto molto il concerto, anche perché, circa a metà, c’era un video messaggio del Papa. Si è anche esibita una ragazza che cantava e suonava il pianoforte, e mi è sembrata fenomenale. Solo alla fine ci hanno detto che aveva soltanto 13 anni. Dopo questo, la mia autostima è andata in vacanza. Finito il concerto siamo risaliti sui rispettivi pullman (noi però non trovavamo più il nostro) e abbiamo dormito. La mattina seguente, la sveglia era circa alla 6:00, visto che alle 6:15 dovevamo aver fatto su tutte le nostre cose, caricato le valigie nel pullman ed essere diretti verso il treno che ci avrebbe portato a San Pietro. Così è stato, e siamo riusciti a salire tutti quanti (particolare non da poco) sul treno. Nel mio vagone abbiamo cantato alcuni cori da stadio modenesi, senza motivo, mentre i pendolari si chiedevano chissà cosa stessimo dicendo nel nostro dialetto. I cori sono andati avanti anche in coda per San Pietro (anche se i veronesi ci hanno un po’ copiato) e, verso le 8, ci eravamo sistemati nei nostri posti. Eravamo vicini alle transenne e, dopo qualche ora di attesa, è iniziata la messa. È stato molto emozionante seguire la messa del Papa e l’omelia, un’esperienza unica. Una volta finita la funzione, il Papa è passato con la papamobile per la piazza, anche molto vicino a dove eravamo noi! In realtà la papamobile va più veloce di quanto sembri, ma è stato bello vederlo dal vivo. Uno Scout si è anche fatto un selfie con il Papa. Terminato anche questo, siamo tornati in Piazza Risorgimento, il nostro consueto luogo del pranzo, dove abbiamo mangiato. Alle 15:00 era prevista un incontro col vescovo di Modena, Erio, nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Non credevo che il vescovo fosse così simpatico, non lo avevo mai conosciuto bene e mi è piaciuto molto. Finito anche questo, siamo tornati sui nostri pullman, per lasciare, controvoglia, la Città Eterna. Mi è davvero piaciuto andare a Roma, non c’ero mai stata e, soprattutto, non avevo mai fatto un pellegrinaggio religioso come questo: ero abituata a case comode e calde, dove il massimo problema poteva essere il ricevere la marmellata al posto della Nutella o l’avere una sola presa elettrica. È stata la mia prima volta a Roma, e spero anche che non sia l’ultima.
Virginia Melotti, Parrocchia di Gesù Redentore
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Dagli educatori:
Appena tornata mi è stato chiesto di raccontare cos’è stato per me il Giubileo dei Ragazzi e tuttora fatico a trovare le parole giuste.
Il Giubileo è stato per me una doccia fredda, è stato un canto, un grido di gioia, la risata di un bambino, uno sguardo gentile, le parole dolci di un sacerdote.
Il Giubileo mi ha svegliato dal torpore e mi ha insegnato a non “vivacchiare”, a non “andare in pensione”, mi ha ricordato di ringraziare Dio ogni giorno, perchè ogni giorno in cui lavoro, studio, sogno, ascolto storie, guardo ridere i miei ragazzi è un dono e per questo non posso fare altro che dire grazie.
Giubileo vuol dire Fede, Misericordia, preghiera all’unisono, sguardo volto verso il Signore, ma anche condivisione, fatica, amicizia, sorrisi, deserto, gioia di essere cristiani.
Il Giubileo è amore, il Giubileo è vita.
Mariachiara Re, parrocchia di Santa Rita
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Grazie alla Servizio di Pastorale Giovanile e a tutti per il grande pellegrinaggio. Maranellesi distrutti ma contenti. Avanti così, ringraziando anzitutto il Signore dei suoi miracoli (soprattutto sul tempo).
“…essere liberi è saper dire dei no. Se tu non sai dire dei no, non sei libero. Il libero è quello che sa dire sì e dire no…” (Papa Francesco, 24 Aprile 2016)
Grazie ancora
Gli educatori di Maranello Simone, Ilaria e Mirko
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Anche noi formiginesi desideriamo dire un grosso grazie agli organizzatori che hanno reso possibile questa fantastica esperienza di chiesa non solo per i ragazzi, ma anche per gli educatori. La grazia di questi giorni che è scesa abbondante su di noi accompagni e sostenga le nostre parrocchie e i nostri gruppi giovanili. Buona strada a tutti sempre uniti nel Signore!