Dio non dona la sua Misericordia in base ai meriti ma guardando la nostra miseria e il nostro cuore.
Martedì 23 Febbraio siamo giunti al secondo appuntamento dei Martedì del Vescovo di Quaresima. Nell’ affollatissima Chiesa di Santa Teresa il Signore ha voluto parlare al nostro cuore attraverso la testimonianza di Carlo Castagna sul dramma di Erba.
Era l’11 Dicembre 2006 quando, come una doccia fredda, Carlo riceve la notizia della violenta morte di Paola, Raffaella, Youssef e Valeria, rispettivamente moglie, figlia, nipotino e vicina di casa. Già in quei primi istanti Carlo, sopraffatto dal dolore, sente dentro di se una forza straordinaria che lo sostiene, sperimenta la Misericordia del Padre: “ero il misero, il bisognoso, il povero che gridava e il Signore mi ha ascoltato“, poi aggiunge “Dio non dona la sua Misericordia in base ai meriti ma guardando la nostra miseria e il nostro cuore“.
Carlo ha deciso di accogliere la Croce e di offrire le sue preghiere e il suo perdono a quelli che riconosce come prime vittime del loro Male. Martedì ci ha interrogati tutti: “come potremmo recitare il Padre Nostro se non ricerchiamo il perdono? Esaminare i pro e i contro per decidere se perdonare o meno non è un comportamento evangelico, perdonare è naturale per un cristiano”.
Il farsi misericordioso verso gli altri ha evitato al cuore di Carlo di indurirsi e gli ha permesso di tornare a guardare con speranza ai fratelli; la grande sofferenza che ha provato lo ha portato alla Gioia del perdono, il pianto si è trasformato in sorgente: “per noi cristiani il perdono è la conseguenza della Misericordia che ha abbondato nel nostro cuore, credetemi non è stato difficile capire che il perdono mi avrebbe aiutato a tornare alla vita di sempre”.
Carlo ha poi sottolineato il rapporto bellissimo che aveva con la moglie Paola, la condivisione della fede in Cristo li ha portati ad un legame così stretto che neanche la separazione della morte è riuscito a dividerli completamente.
Ecco la straordinarietà di questa testimonianza: riportare il perdono ad un dimensione di “normalità”, riconoscerlo come punto di svolta delle nostre relazioni ed esperienze, riappropriarci della sua bellezza come tratto distintivo del nostro rapporto con Dio e con i fratelli. Carlo ha affascinato tutti per la fedeltà al Vangelo con cui ha reagito ad una situazione che avrebbe potuto portarlo ad odiare e non ad amare, si è offerto a noi come testimone credibile di ciò in cui ha sempre creduto; ha concluso l’incontro con queste parole: “non potevo non percorrere la strada che Dio ed i miei cari mi hanno fatto conoscere ed indicato!“.
Anche San Giovanni Paolo II, testimone instancabile del Vangelo, nel perdonare chi aveva tentato di ucciderlo ha dimostrato a tutti che solo ri-donando la Misericordia ricevuta da Dio Padre possiamo raggiungere la Gioia vera.
– Sferruzza Gianluca