CASA SEFFORIS Giovani e vita comune

“CASA SEFFORIS”

GIOVANI E VITA COMUNE

 

L’esortazione apostolica post-sinodale Christus Vivit, consegnata da Papa Francesco nel 2019 in seguito al Sinodo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, ci incoraggia a “fare casa” con i giovani per respirare la bellezza di uno stile familiare, accogliente e gioioso, nel desiderio di costruire con creatività nuovi laboratori di fraternità, cammini di crescita e di discernimento. Fare “casa”

«è fare famiglia; è imparare a sentirsi uniti agli altri al di là di vincoli utilitaristici o funzionali, uniti in modo da sentire la vita un po’ più umana. Creare casa è permettere che la profezia prenda corpo e renda le nostre ore e i nostri giorni meno inospitali, meno indifferenti e anonimi. È creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani e che tutti possiamo compiere. Una casa, lo sappiamo tutti molto bene, ha bisogno della collaborazione di tutti. Nessuno può essere indifferente o estraneo, perché ognuno è una pietra necessaria alla sua costruzione» (Christus Vivit, 217).

 

Dopotutto, anche nel Vangelo il Signore ha sempre invitato coloro che volevano conoscerlo a stare con Lui e a condividere la sua vita (Mc 3,14), a seguirlo (Mt 9,9; Lc 18,22, Gv 1,43) e a dimorare con Lui (Gv 1,39). Gesù non esitava ad abitare gli ambienti di vita delle persone (la casa di Pietro: Mc 1,29; la casa di Simone il fariseo: Lc 7,36-50; la casa di Simone il lebbroso: Mc 14,3; la casa degli amici di Betania Gv 12,1-2; la casa di Zaccheo: Lc 19,1-10; e spesso sedeva a mensa con i peccatori: Lc 15,1-3). La sequela a cui Cristo invita inoltre non è mai individuale: il Signore aveva scelto un gruppo di persone che lo accompagnasse (Lc 8,1-2) e a volte la chiamata stessa era mediata dai suoi discepoli (Gv 1,40-42.45-46).

 

I vescovi riuniti nel sinodo del 2018 hanno tradotto queste verità evangeliche in termini di proposta pastorale per i giovani:

«Solo una pastorale capace di rinnovarsi a partire dalla cura delle relazioni e dalla qualità della comunità cristiana sarà significativa e attraente per i giovani. La Chiesa potrà così presentarsi a loro come una casa che accoglie, caratterizzata da un clima di famiglia fatto di fiducia e confidenza. L’anelito alla fraternità, tante volte emerso dall’ascolto sinodale dei giovani, chiede alla Chiesa di essere «madre per tutti e casa per molti» (Francesco, Evangelii gaudium, n. 287): la pastorale ha il compito di realizzare nella storia la maternità universale della Chiesa attraverso gesti concreti e profetici di accoglienza gioiosa e quotidiana che ne fanno una casa per i giovani». (Documento Finale del Sinodo dei Vescovi sui giovani, 138).

E ancora:

«Molte volte è risuonato nell’aula sinodale un accorato appello ad investire con generosità per i giovani passione educativa, tempo prolungato ed anche risorse economiche. Raccogliendo vari contributi e desideri emersi durante il confronto sinodale, insieme all’ascolto di esperienze qualificate già in atto, il Sinodo propone con convinzione a tutte le Chiese particolari, alle congregazioni religiose, ai movimenti, alle associazioni e ad altri soggetti ecclesiali di offrire ai giovani un’esperienza di accompagnamento in vista del discernimento. Tale esperienza – la cui durata va fissata secondo i contesti e le opportunità – si può qualificare come un tempo destinato alla maturazione della vita cristiana adulta. Dovrebbe prevedere un distacco prolungato dagli ambienti e dalle relazioni abituali, ed essere costruita intorno ad almeno tre cardini indispensabili: un’esperienza di vita fraterna condivisa con educatori adulti che sia essenziale, sobria e rispettosa della casa comune; una proposta apostolica forte e significativa da vivere insieme; un’offerta di spiritualità radicata nella preghiera e nella vita sacramentale. In questo modo vi sono tutti gli ingredienti necessari perché la Chiesa possa offrire ai giovani che lo vorranno una profonda esperienza di discernimento vocazionale». (Documento Finale del Sinodo dei Vescovi sui giovani, 161)

 

A partire dal 2016, in anticipo rispetto ai vari appelli risuonati nei documenti del Magistero, è stata avviata a livello diocesano l’esperienza delle settimane comunitarie presso la Città dei Ragazzi, il grande e polifunzionale Oratorio cittadino, divenuto progressivamente la sede operativa del Servizio di Pastorale Giovanile. Le settimane comunitarie, proposte sia a livello parrocchiale che diocesano, sono un germoglio delle nuove prassi volte a costruire contesti di vita buona in cui promuovere uno stile evangelico.

 

Inoltre, alla luce degli orientamenti pastorali per l’anno 2021-22 offerti dal nostro Vescovo Erio (“La soluzione migliore. Biglietti pastorali dei giovani”) e di esperienze analoghe offerte in altre diocesi[1], la prospettiva è orientata a ricercare e avviare nuove modalità di riflessione sull’opportunità di accompagnamento volte a prevedere un tempo prolungato di vita comunitaria residenziale pensata ad un numero ristretto di giovani che, in transizione verso la vita adulta, desiderino avviare un cammino di discernimento personalizzato per giungere alle scelte decisive della vita, trovare un tempo e uno spazio per lasciar fiorire la propria vocazione.

 

La nostra diocesi, fedele all’invito del Magistero universale e al desiderio espresso dal Vescovo Erio, ha deciso di intraprendere una nuova avventura: la missione di accompagnare personalmente i giovani alla scoperta sempre più approfondita del loro mistero e dunque della loro vocazione, accogliendogli per un progetto di vita comune prolungata. Da qui nasce “Casa Sefforis”.

 

CASA SEFFORIS

Il progetto:

 

“Casa Sefforis” Nome

Il nome deriva da un’antica cittadina della Galilea distante solo 7 km da Nazareth, stranamente non presente nelle Sacre Scritture ma determinante per la storia e la geografia di ogni epoca storica, compresa quella di Gesù. Giuseppe Flavio la descrive come l’«ornamento della Galilea», per la sua bellezza e la sua posizione strategica su un alto monte: fino al 20 d.C. fu anche la capitale amministrativa della Galilea. Da qui si intuisce che, per l’importanza riconosciuta e la vicinanza a Nazareth, non può che essere stata visitata spesso da Gesù e la Sacra Famiglia nei primi trent’anni di vita nascosta del Messia. Anzi, secondo qualche storico, fu addirittura la città natale della famiglia paterna di Maria e luogo di lavoro di San Giuseppe. Ma non solo questo: altre meraviglie fanno parte di questa città sconosciuta, come il teatro romano, il fortino crociato e la casa con il celebre pavimento di «Monna Lisa della Galilea». Insomma, Sefforis è simbolo di quotidianità, di lavoro, di cultura, di fraternità. Dove Gesù ha passato buona parte della sua vita da adolescente e giovane, formandosi prima di abbracciare la sua missione pubblica.

Sefforis non è presente nella Bibbia, è vero, ma proprio per questo può richiamare tante vite di giovani che, apparentemente, si sentono distanti dal Vangelo. Grazie alla vita fraterna e alla relazione quotidiana col Signore, potranno “riconoscere quale è quella Parola che Dio desidera dire al mondo con la loro vita” (cfr. Papa Francesco, Gaudete ed exultate, n.24)

 

“Cosa?” Obiettivo principale:

Offrire un’esperienza pedagogica di vita comune caratterizzata dalla fraternità in cui far crescere i cammini di fede dei giovani, accompagnare le loro scelte nei diversi ambiti di vita (studio, lavoro, relazioni sociali, familiari) e maturare nel cammino di discernimento vocazionale.

 

“Per chi? Quanti?” Destinatari:

Giovani universitari e lavoratori (dai 20 ai 30 anni), da un minimo di 3 a un massimo di 6 partecipanti. La proposta è pensata per giovani che da tempo camminano nella fede e desiderano interrogarsi in modo più profondo sulla propria vocazione.

La prassi prevede un colloquio iniziale di conoscenza a cui seguirà una lettera ufficiale di richiesta in cui il giovane potrà esplicitare le motivazioni principali che lo conducono ad aderire alla proposta.

 

“Quando e quanto?” Tempo:

L’esperienza è innestata nei tempi liturgici della Quaresima e dell’Avvento. Più precisamente quindi, per l’anno 2022, nelle seguenti date:

  • Dal 2 marzo, mercoledì delle ceneri, al 10 aprile domenica delle Palme.
  • Dal 27 novembre, prima domenica di Avvento, al 22 dicembre.

 

“Dove” Luoghi:

Canonica della Parrocchia San Giovanni Bosco (Modena), pronta per ospitare dalle 3 alle 6 persone.

E.D.S.E.G. Citta dei Ragazzi, oratorio cittadino polifunzionale, per attività o servizi.

 

“Con chi?” Equipe:

L’esperienza viene accompagnata da un’equipe che su mandato del Vescovo vede la presenza di diverse vocazioni (sacerdoti, consacrate, famiglia…). Non è prevista la residenzialità delle figure di riferimento, ma la condivisione della preghiera, di serate formative e momenti di fraternità.

 

“Come?” Stile di vita fraterna:

I partecipanti sono invitati a condividere una regola di vita personale e comunitaria per poter favorire la crescita di uno stile evangelico:

 

  • Preghiera e cura della vita spirituale

Le giornate saranno scandite dalla preghiera personale e comunitaria, a partire dalla Liturgia delle Ore. Verranno proposte inoltre altre forme di preghiera da vivere insieme quali la lectio divina, l’adorazione ecc…

Una serata alla settimana sarà dedicata ad approfondire il tema del discernimento vocazionale, guidata dall’equipe, con possibilità di catechesi, testimonianza e condivisione.

 

  • Programma settimanale

La presenza a “Casa Sefforis” è prevista dalle lodi del lunedì a quelle del sabato mattina. Il sabato e la domenica verranno vissuti nella parrocchia di origine e in famiglia, per mantenere i legami significativi e i servizi intrapresi nell’anno (ad esempio educatore di gruppi giovanili, catechismo, liturgia ecc…).

 

Verrà comunque condivisa una traccia di programma quotidiano e settimanale, che verrà ordinata in base alle necessità specifiche dei partecipanti.

 

  • Vita fraterna e la gestione della casa

Mantenendo con impegno i doveri di ciascun partecipante (lavoro, studio ecc…) verrà proposto ai giovani di vivere con gioia, rispetto e fraternità l’organizzazione quotidiana della gestione della casa, dalla pulizia alla spesa, organizzando insieme i vari dettagli della vita comune.

 

  • Servizio

Le esperienze di servizio saranno vissute principalmente nella propria comunità di appartenenza; qualora mancassero, verranno concordati presso la Città dei Ragazzi o in altri ambiti diocesani.

 

  • Costi:

Ai partecipanti si chiederà di contribuire per sostenere i costi relativi alle utenze e ai pasti.

 

Informazioni e iscrizioni presso il Servizio di Pastorale Giovanile-Vocazionale

spg@modena.chiesacattolica.it

 

[1]Alcuni oratori assumono sempre più il volto di una casa con stanze, cucina, sale da pranzo e per incontri; diversi luoghi della comunità vengono provvidenzialmente ripensati in chiave giovanile e fraterna, assumono una identità e un nome nuovo come ad esempio ‘Nazareth’, ‘Betel’, ‘Ermon’, ‘Betania’, per esprimere il desiderio di congiungere in modo armonico Parola e quotidianità, fede e vita, Dio e amicizia”. (Marco Fusi, 10/03/2020, notedipastoralegiovanile.it)