Papa Francesco Incontra gli adolescenti italiani. Testimonianze

LE VOCI DEI RAGAZZI

È stato tutto BELLISSIMISSIMO, la cosa che mi è piaciuta di più è vedere tutti questi giovani che sono andati cercare da tutt’Italia il Signore, per un discorso che potevamo sentire meglio a casa, ma vedere il Papa dal vero, anche se solo come un puntino bianco, fa tutto un altro effetto. La parte che mi è piaciuta di più è stata il discorso del Papa, in particolare quando ha detto: “Le crisi vanno illuminate per vincerle.” e quando ha detto che noi abbiamo un “fiuto” speciale. Il Papa è un grande! Grazie a tutti per questa giornata fantastica!!

Simone, 13 anni, parrocchia Santa Teresa

Per me l’esperienza è stata fantastica che non riuscirei a descrivere, so che non è stato bellissimo non poter vedere il papa, però anche solo sentirlo parlare ed essere in quella piazza dove è lui è comunque un’emozione che non capita tutti i giorni. Tra tutte le cose della vita non mi sarei mai e poi mai aspettata di poter anche solo sentire la voce del papa dal vivo e non in tv. Spero che rifaremo al più presto esperienze così, perché sono davvero delle emozioni uniche

Angelica, 12 anni, parrocchia Santa Teresa

Non ero mai stata a Roma fino a ieri. Esserci andata con voi è stato bellissimo ed emozionante perché ho visto una nuova città ma soprattutto ho fatto nuove conoscenze e vissuto un’esperienza stupenda. È stato bellissimo vedere tutta quella gente, perché è da quando è iniziato il covid che non vedevo così tante persone.  È stato magnifico vedere il papa ma soprattutto sentire il suo discorso, è stata anche una sorpresa quando mi hanno detto che c’era Blanco.

Io mi sono divertita davvero tanto e non avevo mai vissuto un’esperienza così. Grazie <3

Marta, 12 anni, parrocchia Santa Teresa

Ieri per me è stata un’esperienza bellissima e unica, fatta di gioia condivisa con amici che rimarrà nei nostri ricordi ❤️

Alessia, 15 anni, parrocchia Santa Teresa

È stata la prima volta che ho incontrato il Papa!

Nella vita ci sono tante prime volte, ma poche sono come questa! Un’esperienza nella quale le emozioni sono così forti che esprimerle è difficile. Roma è una città meravigliosa, si torna indietro nel tempo. Il discorso del Papa però è ricco di attualità! Mi ha colpita molto, è stato bellissimo ascoltare le sue parole che ci spronano ad affrontare le paure insieme alle persone che ci vogliono bene. Ci insegna a dare un nostro contributo, a rispondere alla chiamata di Dio come ha fatto la giovanissima Maria! Ci dobbiamo buttare, fare slanci di generosità per aiutare gli altri e non averne paura!

Un altro momento che mi ha presa è stato il passaggio del Papa fra noi ragazzi, è stato straordinario!

Fare gruppo, cantare insieme, condividere le emozioni con gli altri ragazzi e fare nuove amicizie è un aspetto importante in queste occasioni perché gli amici ci coinvolgono ancora di più e ci fanno ridere!

È STATO DAVVERO STUPENDO!!!🤩🤩🤩

Alice, 13 anni, parrocchia Santa Teresa

Di ieri mi ha colpito molto il fatto che 80.000 ragazzi siano andati a Roma rinunciando magari a passare pasquetta in famiglia o con gli amici

Cesare, 14 anni, parrocchia Santa Teresa

 

Di questa esperienza ricorderò sempre l’entusiasmo che ha animato tutti noi pellegrini.

Insieme alla nostra fede, ci ha dato grande spinta a partecipare con gioia e ad affrontare un lungo viaggio.

Abbiamo inondato tutta Roma con la nostra presenza e persino Papa Francesco era entusiasta di vedere, dopo più di due anni, la piazza piena. Mi ha colpito che a introduzione del suo discorso si sia soffermato proprio su questo aspetto: “La piazza ha sofferto il digiuno e adesso è piena di voi!”.

L’entusiasmo con cui abbiamo affrontato il pellegrinaggio è stato travolgente: i cori, gli applausi, le risate, e la fede che ha unito tutta Italia, hanno reso quella giornata indimenticabile.

Federica, 15 anni, parrocchia Santa Teresa

 

 

Da questa esperienza mi porto dietro tante emozioni. In primis vedere così tanta gente dopo così tanto tempo è stato pazzesco. È vero, in alcuni momenti eravamo tutti appiccicati da non riuscire a muoversi, però è stato bello sentire che così tanti ragazzi erano lì, tutti riuniti per lo stesso motivo. È stato molto emozionante e divertente l’arrivo del papa sulla mitica papamobile. Del suo discorso mi ha colpito la parte in cui ha parlato delle paure e del buio. Quando una paura viene messa alla luce, quindi viene raccontata, il buio scompare e subentra il coraggio e la luce. Il vero coraggio sta nel non avere paura di parlare delle proprie paure. Tutti abbiamo paura, tutti abbiamo momenti di buio, ed è proprio mettendoli alla luce delle persone di cui ci fidiamo che stiamo bene. “Se avete paura, mettetela alla luce e vi farà bene!”

Riccardo, 16 anni, parrocchia Santa Teresa

 

Tante volte ero stata a Roma e tante volte ero entrata in piazza del vaticano visitando anche il papa, ma questa volta è stata sicuramente la migliore. Dopo due anni di covid, in cui non si poteva uscire dalle regioni, non si potevano abbracciare gli amici, non si potevano fare tante cose, questo Lunedì dell’Angelo ci ha permesso di farle tutte. Vedere così tanti ragazzi, 80 mila vi rendete conto di che numero grande, tutti in una piazza per visitare il papa è stato davvero emozionante. Mai fino ad ora avevo mai riflettuto su quanti adolescenti fossero così vicini a noi seppure provenienti da altre regioni d’Italia.

La cosa che però mi ha reso più felice è stata passare una giornata in cammino verso quella piazza tutti insieme, ridendo e scherzando quasi facendo sparire le fatiche e tutto quel caldo. Gli amici che ti prendevano per mano per camminare insieme.

Un viaggio sicuramente molto stancante, ma anche uno dei più belli. È da questi momenti che si capisce la fraternità che esiste al mondo, ma sembra quasi che abbiamo paura di dimostrare quanto è bello stare tutti insieme.

Arianna, 17 anni, parrocchia Santa Teresa

Descrivere un’esperienza intensa come un pellegrinaggio è sempre cosa difficile, perché tante e diverse sono le emozioni provate da ciascun ragazzo. Se però potessimo usare una parola per sintetizzare una simile avventura, questa sarebbe “comunione”. Un qualsiasi fedele di religione cristiana ha sicuramente familiarità  con la parola “comunione”, che, dunque, per la sua semplicità, può sembrare scontata. La verità è che vivere la Comunione così come ci viene insegnata dal Signore non è assolutamente cosa facile e, talvolta, comporta spirito di adattamento e sacrificio, ma di tutto ciò si viene abbondantemente ripagati, alla fine.   A tal proposito noi ragazzi riportiamo con gioia l’esperienza del pellegrinaggio a Roma da noi vissuto nel giorno 18 aprile 2022. Per alcuni questo è stato il primo vero pellegrinaggio, dunque non è stata immediata la distinzione da quella che poteva essere una semplice gita, una vacanza o un momento di puro svago: il pellegrinaggio è un viaggio, un cammino di preghiera e di condivisione, non soltanto di quella che è la Fede provata nell’intimo da ognuno di noi, ma anche di aspetti più pratici come il tempo e lo spazio materiale, ad esempio le tante ore passate insieme in pullman, il cibo, l’acqua. Venirsi incontro in quelle che sono le esigenze basilari è certamente un piccolo ma significativo passo per comprendere l’amore e il rispetto del prossimo.

Arrivati poi in piazza San Pietro abbiamo avuto la possibilità di constatare quanto fosse grande e variegato il gruppo di pellegrini provenienti da tutta Italia: a qualcuno avrà sicuramente spaventato l’idea di essere circondato da una folla di sconosciuti, ma dopo diverso tempo passato insieme ci siamo sentiti sinceramente tutti fratelli e parte di una grande famiglia, uniti dal dono della Fede, dalla musica, dal desiderio di realizzare i nostri sogni ed essere felici. C’è chi in questa occasione si è sentito per la prima volta in tutta la sua vita nel posto giusto con le persone giuste. È infatti vero che nonostante siamo chiamati a essere aperti verso tutti, non è per niente facile, nel concreto, trovare qualcuno con cui stare bene davvero. Il sogno è stato infatti uno dei temi cardine dell’evento e lo stesso Pontefice ci ha invogliati a seguire i nostri obiettivi e non rimanere immobili nelle situazioni stagnanti e buie, anzi accettare il dolore e cercare sempre in Dio la luce della salvezza. L’umiltà di Papa Francesco è stata un grande dono per noi che abbiamo popolato la piazza dopo anni di vuoto e di solitudine: questo gesto ha rappresentato simbolicamente un nuovo inizio per l’Uomo che ha tanto sofferto a causa degli eventi degli ultimi anni. A casa portiamo sicuramente il messaggio di speranza lanciato dal Papa, la consapevolezza che l’arte e la musica possano farci uscire dal tunnel delle situazioni difficoltose, come hanno testimoniato gli artisti che hanno animato la giornata, ma più di tutti il sentimento di gratitudine verso coloro che hanno reso possibile tale esperienza, organizzandola negli aspetti burocratici e prendendosi la responsabilità e il tempo di accompagnarci.

Gulia, Sofia, Anna, Marie, parrocchia Cittadella

Prima di partire per il pellegrinaggio mi ero chiesta: chissà come saranno questi 2 giorni? Saranno l’occasione per unirci di più tra di noi? È stato così…forse anche troppo in Piazza San Pietro! Ma oltre a questo, visitare la città insieme, dormire insieme, stare in pullman per ore e ore *insieme*, ci ha legato ancora di più.

Gli animatori nel viaggio di andata hanno proposto a ognuno di noi di pensare ad una parola che potesse rappresentare le nostre aspettative. Adesso, dopo aver vissuto le 2 giornate, riscriverei la stessa parola: INSIEME.

Giulia Vaccari, parrocchia Cittadella

LE RIFLESSIONI DEGLI EDUCATORI

«Sono qui per il bisogno intenso di un incontro bello, importante, da ricordare in futuro. Qui vorrebbero capire che le loro domande sono accolte da qualcuno». Faccio mie le parole del Cardinale Bassetti per rappresentare ciò che ho visto nel cuore dei ragazzi neocresimati del gruppo parrocchiale che seguo. Quando ho letto di questa iniziativa l’ho proposta ai miei “colleghi”, ma mai avremmo pensato di ricevere una risposta così entusiasmante da parte dei ragazzi! Allora non ci abbiamo pensato due volte: la nostra Pasquetta era loro…e del Papa! Eravamo tanti, tantissimi. Non eravamo i soliti quattro della parrocchia. Eravamo 80.000 ad aver risposto al Suo “Seguimi”! Non siamo soli nella nostra fede, siamo in un mondo di discepoli, anche se spesso non ce ne accorgiamo perché con lo sguardo rivolto troppo verso il basso. Questa esperienza ci ha insegnato a tenere su gli occhi, verso Lui e verso gli altri. Come ha detto più volte Papa Francesco infatti «nell’altro, negli amici, trovo ora un qualcosa di più che riesce a farmi stare bene». Questa testimonianza vissuta, ora più che mai diventa significativa per degli adolescenti che negli scorsi anni non hanno potuto avere uno sguardo lontano e si sono dovuti accontentare di posarlo su uno schermo vicino. Quel lunedì, seppur con le mascherine al volto, i nostri occhi erano liberi di vedere e di riflettere tutta la bellezza del momento. Poter attraversare l’Italia insieme a più di 300 ragazzi della Diocesi, ha dato loro un respiro che neanche le mascherine hanno impedito! A coronare il momento, la provocazione del Papa: «Non abbiate paura della vita, abbiate paura piuttosto della morte del cuore. La vita è bella, è per essere data agli altri». Che dire, da educatrice sentire una frase del genere riempie l’anima, dà un senso a tutte le fatiche e gli sforzi che si fanno per far crescere i ragazzi verso Lui e verso gli altri. Sono convinta che un’esperienza così la custodiremo tutti per sempre nel cuore, animatori e animati!

Agnese Boschini, educatrice Parrocchia Sacra Famiglia

È stata un’esperienza davvero significativa: è impressa nella mia mente l’immagine del 27 marzo 2020, il papa solo in quella immensa piazza deserta. Ora quella piazza è tornata a riempirsi di giovani desiderosi di incontrarsi, divertirtisi, stare bene insieme. È stato un meraviglioso segno di ripartenza. Nonostante qualche inconveniente nell’organizzazione, vedere gli occhi dei ragazzi illuminarsi all’arrivo del papa, guardarli mentre ascoltavano attentamente le sue parole, cogliere la loro energia e la loro emozione e vederli ridere insieme non ha prezzo. Dopo tanto tempo di buio, questo è stato un segno di luce. Mi auguro che la gioia di questa giornata ci continui a guidare nel nostro cammino, e come dice il papa: coraggio, e avanti!

Francesca Bertarini, educatrice della parrocchia di Santa Teresa

 

L’opportunità di partecipare al pellegrinaggio si è presentata durante un incontro a Palagano “I Martedì del Vescovo” al quale ci eravamo recati per condividere un momento di riflessione e preghiera con i giovani della diocesi. Appena ho saputo che ci sarebbe stata questa giornata dedicata agli adolescenti, ho sentito di dover portare i miei ragazzi. Nei giorni seguenti il nostro entusiasmo è salito alle stelle, come anche le aspettative di vivere una giornata indimenticabile insieme al Santo Padre. E così è stato: dal momento della partenza, durante il quale siamo stati accolti calorosamente dagli altri gruppi (noi di Polinago eravamo soltanto sei, più tre che si sono uniti a noi a Roma) il viaggio, il pranzo insieme, l’incontro con la diocesi di Carpi, il momento di preghiera insieme al nostro vescovo, il piccolo pellegrinaggio fino al Vaticano. Tutti momenti pieni di gioia e serenità. Una volta arrivati a San Pietro siamo stati divisi dal resto del gruppo, ma senza scoraggiarci ci siamo fatti strada in mezzo a migliaia di giovani e siamo entrati in Piazza. Abbiamo trovato un posto riparato dal sole, da dove abbiamo visto passare il Papa. Vederlo, ascoltare le sue parole, pregare insieme a lui è stato meraviglioso. Dio ha ascoltato il desiderio che si celava nei nostri cuori e ci ha donato questo immenso regalo. Riflettendo sulle parole del Papa, penso che il nostro compito come educatori in questo momento così delicato è di ridare la speranza ai ragazzi, di far saper loro che si può sempre trovare il lato buono delle cose, che in ognuno brilla la luce del Signore, che va alimentata attraverso i piccoli gesti quotidiani. I nostri ragazzi non devono aver paura né sentirsi soli nella ricerca del bene. Hanno, come ha detto il Papa, un fiuto speciale che gli illuminerà il cammino. Dobbiamo incoraggiarli a seguirlo senza timore, perché Dio in ogni momento è con loro e non saranno mai soli. Dobbiamo ricordare ai ragazzi e a noi stessi che “dietro alle nuvole c’è sempre il sole”.

Isabel Perez, educatrice della parrocchia di Polinago

Sì, arrivare a Roma è stato come essere piccoli ruscelli, che da valli, da colli e monti modenesi e non solo, sono sgorgati chi di notte e chi all’alba per raggiungere il 18 aprile la Caput fidei. Torrenti diventati fiumi di adolescenti che hanno invaso le strade di Roma, con l’impeto e il desiderio di stare insieme e di vivere un’esperienza unica, gomito a gomito dopo mesi di distanze e di chiusure imposte.

Il centro del raduno era quella famosa piazza che come un albero spoglio non vedeva l’ora di esplodere di vita come in primavera, fra colori e musica e dove un uomo di più di ottant’anni ha incontrato quasi ottantamila adolescenti italiani. In quei varchi fra la calca dell’entusiasmo tangibile il Papa si è mostrato vicino e come un nonno ha voluto accarezzare i suoi giovani nipoti i quali in unico abbraccio hanno voluto dimostragli affetto e riconoscenza. La forza delle parole del Santo Padre sono state incisive, profonde e dirette con la freschezza di chi ama la vita e sente il desiderio di accendere e riaccendere nei suoi ascoltatori il coraggio di viverla davvero e appieno. Papa Francesco ha esordito così «tutti noi abbiamo paura del buio. Le paure vanno dette, le paure si devono esprimere per poterle così cacciare via. E quando le paure, che sono nelle tenebre, vanno nella luce, scoppia la verità. Non scoraggiatevi: se avete paura, mettetela alla luce e vi farà bene!». Paure e scoraggiamenti che gli adolescenti vivono e hanno vissuto e ciascuno di noi vive, sono state come quelle degli stessi discepoli, che stanchi e delusi dopo una notte inconcludente hanno trovato «allo spuntare del giorno sulla riva un uomo, che era Gesù che li stava aspettando», un cuore aperto e caldo e una mano tesa desiderosa di ricominciare. Sola la Sua voce ha potuto dire “seguimi” e ancora ripete “seguimi” nelle notti più tremende e vane per tracciare orizzonti di speranza, di pienezza e di fiducia per gli adolescenti e non solo. Ha concluso il Papa come saluto e nuovo mandato «buttatevi nella vita, non abbiate paura della vita, per favore! La vita è bella, la vita è per viverla e per darla agli altri, la vita è per condividerla con gli altri, non per chiuderla in sé stessa».

Francesco Lodi, educatore della parrocchia di San Prospero

Quando Sigerio vescovo di Canterbury descrive nel 994 il tracciato della via Francigena, si ricollega idealmente alla tradizione che dall’Itinerarium Aetheriae in poi è testimonianza di un cristianesimo vissuto, di una fede che si mette in cammino. Del resto, proprio sull’esempio del pellegrinaggio alla Città Santa vengono pensate le Vie Romee, le strade che dal settimo secolo uniranno il cuore dei cristiani al cuore del cristianesimo, Roma. È un’emozione straordinaria inserirsi in una storia simile, essere oggi come ieri parte di quel flusso ininterrotto che spinge a partire al largo per amore di Cristo e della sua Chiesa. Quanto fatto dai giovani modenesi il Lunedì dell’Angelo vuole avere proprio questo senso: tornare al cuore della fede, riscoprire dopo anni di sofferenze il Dio che si incarna, che si fa prossimo, che chiama a sé. Nel suo discorso agli adolescenti, il Santo Padre ha ricordato l’importanza di «illuminare» i momenti bui della vita guardando a Cristo, a «colui dal quale siamo stati guariti»: il susseguirsi delle testimonianze in piazza san Pietro ha ricordato a tutti noi l’urgenza di tornare a Cristo in maniera decisa, senza guardarsi indietro, per prendere in mano la propria vita e farne un dono sull’esempio di chi questa stessa vita l’ha già donata in sacrificio perfetto per il mondo intero. L’intera giornata di pellegrinaggio ha restituito un fortissimo senso pasquale. Il passaggio da anni di profonda solitudine alla gioia dell’incontro, il convinto richiamo alla necessità oggi improrogabile del dono di sé, che per essere autentico e fecondo non può prescindere da un’adesione amorosa al Cristo sofferente e al contempo glorioso che vive nella persona del Santo Padre, stretto dall’abbraccio filiale di piazza san Pietro. L’invito del Papa è chiaro: ai cristiani di oggi, come a quelli che saranno chiamati a guidare la Chiesa di domani, è chiesto ora più che mai di portare la propria vita ai piedi della Croce e pronunciare quell’«Eccomi» che ha cambiato il corso della storia. Come fare? Guardando a Maria, l’adolescente a cui Dio ha affidato la salvezza del mondo intero e che continua a dirci: «Fate tutto quello che vi dirà». Da educatore, ma prima ancora da cristiano, porterò sempre nel cuore il giorno in cui insieme alla mia chiesa locale ho toccato con mano cosa significa rispondere al richiamo del Pastore, chiamati a rappresentare visibilmente la Chiesa universale riunita in preghiera. Al tempo stesso, avverto con forza l’urgenza di alcune domande e di una seria riflessione. Essere giovani non è un valore in sé, è una stagione della vita: come il Papa ha ricordato, essere fecondi nella fede è una sfida personale. Per un adolescente, essa si riassume nel «non perdere il fiuto, il fiuto della verità». Una volta tornati alle nostre vite, sapremo prenderci cura della straordinaria sensibilità che i nostri ragazzi hanno per la verità? Avremo il coraggio di insegnar loro la via di Cristo? Avremo abbastanza fede da presentare loro una fede senza compromessi, mai annacquata, da vivere pienamente in colui che, per primo, ci ha amati fino alla fine?

Michele Saraccino, educatore parrocchia Spirito Santo